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Biografie: Marina Catena - Nicola Occhiocupo - Alfonso De Virgiliis - Raffaele Jannucci - Mario Fratti |
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Il Premio Majella 2010 in grande smalto Nel 25° di fondazione dell’Associazione, premiate a Rho insigni personalità abruzzesi e molisane
Rho,23 maggio. Per incipit, una leggenda. Maia, la sposa di Giove, “la grande madre degli dèi e degli animali” come la cantò Lucrezio, fu la prima a metter piede in Abruzzo, approdando dalle rive della Frigia nella baia di Ortona. Tra le braccia recava l’ultimo suo figlio, aitante e bellissimo, ferito gravemente da un dardo che gli aveva trafitto il costato in uno scontro cosmico. Toccata la riva, Maia lo portò tra i boschi, nascondendolo ai nemici perché non lo trovassero. Quando il giovane morì fu sepolto sul Gran Sasso, dove ancor oggi chi guarda sulla terza vetta scorge la sua sepoltura laddove il sole tramonta. Maia visse ancora a lungo, con la sua corte di alte amazzoni, diafane come l’aria tersa di quella terra. Quando la dea morì, fu sepolta sulla montagna che da allora prese il suo nome: Maiella. Anche Medea fece come Maia, portando suo figlio Marsio nel cuore d’Abruzzo, nelle selve che coronavano il grande lago. Così gli dèi abitarono la terra d’Abruzzo, prima degli uomini. Quando poi vennero gli uomini, appresero da loro sortilegi e incanti, ma anche il coraggio e la prodezza per difendere la propria terra. E i popoli che quella terra abitarono - Marsi, Peligni, Vestini, Frentani, Marrucini, Piceni e Sanniti - furono forti e indomiti, con il destino legato indissolubilmente alla montagna che ne modellò il carattere fiero, austero, nobile e gentile, proprio dell’indole delle genti d’Abruzzo e Molise.
Le attività sociali, artistiche e culturali realizzate in cinque lustri dall’Associazione si sono distinte sempre per l’elevato livello di qualità, segno della presenza in Lombardia d’una comunità abruzzese e molisana che ha sempre cercato d’esprimere il meglio di sé. Di anno in anno questo tratto distintivo raggiunge l’eccellenza con l’austera vetrina delle personalità d’origine abruzzese e molisana chiamate a ricevere il Premio dalle varie regioni italiane e dal resto del mondo, dove prestano la loro opera. L’evento si è connaturato nel soma stesso della città di Rho, che sin dall’istituzione lo ospita. Lo ha detto con molta chiarezza, nel suo intervento, il sindaco Roberto Zucchetti, quando ha riconosciuto il valore e gli aspetti morali della comunità abruzzese e molisana in Lombardia, che davvero sa rendere onore alla propria terra. “Chi ospita è spesso molto severo – ha aggiunto Zucchetti – dimenticando i propri limiti”. Ha poi aggiunto che il genio lombardo si è realizzato non solo per meriti propri, ma perché ha saputo valorizzare tutti i talenti venuti da fuori regione. E tra essi spiccano i talenti della gente abruzzese e molisana, come la serietà e la bonomia del carattere. La città di Rho ne è onorata. “A nome di tutta la città intendo ringraziare per il grande contributo che questa Associazione ha dato e continua a dare alla nostra convivenza sociale e, per il tramite di essa, tributare alle genti di Abruzzo e del Molise il riconoscimento del grande onore giustamente meritato dal lavoro, dall’arte e dall’impegno sociale di tanti loro figli.” A questo punto il presidente D’Amico, introducendo il Premio Maiella con un richiamo alla sua storia, chiama sul palco Emilio Gentile, che l’anno scorso non poté ricevere il Premio a causa d’un intervento chirurgico che, come egli stesso ha rammentato con ironia “mi ha reso più leggero nel corpo e mi ha alleggerito anche nelle tasche”. Ha provveduto il sindaco Zucchetti a consegnare al prof. Gentile medaglia e pergamena del Premio. Emilio Gentile è nato nel 1946 a Boiano, in provincia di Campobasso. Scrittore e storico, conosciuto in campo internazionale, è stato insignito di numerosi riconoscimenti. Molti dei suoi libri sono stati tradotti in diverse lingue. Docente di Storia contemporanea all’Università La Sapienza di Roma, collabora con giornali e riviste. Ha insegnato in Australia, Francia e Stati Uniti. Dagli studi iniziali sulla cultura d’avanguardia del primo Novecento, Gentile ha sviluppato le sue ricerche nella storia del nazionalismo, del fascismo e del totalitarismo, sia negli aspetti ideologici e culturali come in quelli organizzativi e istituzionali. Negli ultimi anni le sue ricerche riguardano i rapporti tra religione e politica e la Grande Guerra. Ha pubblicato una ventina di libri, molti sul fascismo e sui totalitarismi. Sta attualmente lavorando ad una biografia di Giuseppe Prezzolini.
I premiati del 2010 con le Autorità Chiusa con il premio ad Emilio Gentile l’edizione 2009, il presidente Mimmo D’Amico apre ufficialmente il Premio Maiella 2010, chiamando sul palco Marina Catena. E’ Remo Di Martino, assessore alla Provincia di Chieti e presidente del Consiglio comunale di Ortona, a consegnare a Marina Catena la medaglia e la pergamena, con espressioni di stima e di compiacimento alla sua concittadina. Ella, ringraziando, parla dell’esperienza di donna vissuta in campi diversi e nell’Esercito italiano, con l’orgoglio delle proprie origini abruzzesi. Aggiunge che, specie quando si è all’estero, diventa più forte il bisogno d’onorare la Patria e la propria terra. Marina Catena è nata ad Ortona, in provincia di Chieti. Corposo il suo curriculum. Conseguito nel 1987 il baccellierato presso il Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico (Duino), presieduto da Nelson Mandela, frequenta la LUISS di Roma dove si laurea con lode in Scienze Politiche. Nel 1990, a Parigi, diventa hostess di volo Air France. Frequentato l’Erasmus presso l’Institute d’Etudes Politiques di Strasburgo, nel 1992 ha inizio la sua carriera internazionale a Bruxelles, nell’Unione Europea, dove per 7 anni cura la comunicazione a fianco della Commissaria Emma Bonino, occupandosi delle campagne di sensibilizzazione a favore dei bambini nei paesi balcanici in conflitto e delle donne afghane. Nel 1999 viene nominata consigliere politico del ministro francese Bernard Kouchner, rappresentante speciale di Kofi Annan per la missione ONU in Kosovo. Si occupa del processo di democratizzazione e del ruolo delle donne kosovare nelle istituzioni, favorendone l’inserimento.
Viene ora invitato sul palco il drammaturgo Mario Fratti. Gli conferisce il premio il consigliere della Regione Abruzzo, Franco Caramanico, onorato d’insignire un corregionale tra i più illustri e famosi nel mondo. Fratti si dichiara felice d’essere tra tanti abruzzesi e molisani sorridenti, oltre che di tanti lombardi. Racconta gli anni a New York, al suo arrivo nel 1963. Il successo, ma anche la diffidenza degli americani verso l’autore italiano, vinta definitivamente dopo sette anni. Un grande paese, l’America. In Italia vengono preferiti gli autori stranieri, quando ci sono grandi autori di teatro italiani, spesso ignorati. Poi un pensiero forte ed affettuoso per L’Aquila, la sua amata città. Mario Fratti, commediografo e drammaturgo, è nato a L’Aquila nel 1927. Dopo la laurea alla Ca’ Foscari a Venezia, Fratti avvia alla fine degli anni Cinquanta una ricca produzione per il teatro. Del 1959 il suo primo dramma “Il nastro”, vincitore del Premio Rai, mai radiotrasmesso per la crudezza della storia. Nel 1962, al Festival di Spoleto, il suo atto unico “Suicidio” viene apprezzato da Lee Strasberg che lo porta a New York, lo dirige e lo mette in scena all’Actor’s Studio. Diventa un successo, cui ne seguono altri. Nel 1963 Fratti da Venezia si trasferisce a New York, dove insegnerà alla Columbia University e all’Hunter College, fino ad alcuni anni fa. Sopra tutto si affermerà grande drammaturgo, le cui opere sono di casa a Broadway e restano in cartellone - come il caso di “Nine”, una commedia su Fellini diventata un musical - anche per anni, con migliaia di repliche. In America i riflettori s’accendono giusto il tempo d’una rappresentazione, poi l’interesse svanisce. A Fratti capita invece che il successo lo rincorra. Questa è la singolarità del “caso Fratti”, il cui consenso dura da decenni. Un destino che non è toccato neanche a grandi autori americani, come Tennessee Williams o Arthur Miller, riscoperti dopo la morte, o come a scrittori europei del calibro di Sartre, Anouilh, Brecht, Toller, Pirandello o Betti. Le opere di Fratti, una novantina, tradotte in 20 lingue, sono state rappresentate in seicento teatri di tutto il mondo, dall’America all’Europa, dalla Russia al Giappone, dal Brasile alla Cina, dal Canada all’Australia. Si connotano per l’immediatezza della scrittura teatrale, asciutta e tagliente, come per la denuncia politica e sociale che egli vi trasfonde. Molti i riconoscimenti tributati allo scrittore, come il Selezione O’ Neil, il Richard Rogers, l’Outer Critics, l’Heritage and Culture, e 8 Drama Desk Awards. Ma sopra tutto ben 7 Tony Award, il riconoscimento più ambito e prestigioso, che nel teatro è come l’Oscar per il Cinema. Ai vertici della considerazione, Fratti non ha perso e non perde la sua schietta indole aquilana, coltivando intensi rapporti umani in ogni angolo del mondo con assoluta semplicità, com’è nello stile delle personalità di grande valore.
da sinistra: Domenico D'Amico, Roberto Zucchetti (Sindaco di Rho), Mario Fratti e Nicola Occhiocupo A completare la squadra dei protagonisti del Premio Maiella 2010 è Nicola Occhiocupo. Il presidente D’Amico chiama chi scrive a consegnargli il riconoscimento, mentre sottolinea le relazioni che intrattengo con le comunità abruzzesi nel mondo. Proprio in relazione a tali esperienze, nel breve intervento affermo quanto importante sarebbe per l’Italia saper ricercare concrete occasioni di collaborazione tra personalità di tale livello intellettuale con la migliore Italia esistente all’estero. Sarebbe davvero utile per far progredire il Paese, talvolta più attento alle apparenze che all’essenza. Ne verrebbe un’Italia migliore, dentro e fuori i confini, seria e più austera, con un più alto senso della Nazione. Il prof. Occhiocupo fa un richiamo forte ai valori della nostra Costituzione, alla necessità che le riforme siano rigorosamente nell’alveo dei princìpi fondamentali che sempre garantiscono l’equilibrio tra diritti e doveri. Questo vale ancor più in vista d’uno Stato a struttura federale. Nicola Occhiocupo, giurista e costituzionalista, è nato nel 1936 a Villa Bozza, in provincia di Teramo. Laureato in Giurisprudenza e Scienze Politiche, ha percorso tutte le tappe della sua lunga e prestigiosa carriera a Parma, dove vive ed è professore emerito nell’ateneo della città. Dell’Università di Parma è stato Rettore per ben quattro volte, dal 1989 al 2000, due volte preside della Facoltà di Giurisprudenza. E’ stato per sette anni membro dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, nominato dai Presidenti di Camera e Senato. Eletto presidente del Collegio Europeo di Parma, di cui è fondatore e promotore, è stato presidente del Parco Scientifico e Tecnologico. La produzione scientifica del prof. Occhiocupo è imponente ed abbraccia tutti i temi del diritto costituzionale, come la Presidenza della Repubblica e la Corte Costituzionale, il Bicameralismo e la creazione dello Stato a struttura federale, con una proposta lungimirante, nel 1975, di dar vita ad una Camera delle Regioni. Insignito dal Capo dello Stato dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce, ha ricevuto benemerenze civiche dai Comuni di Parma, Atri e Pescara, mentre Amalfi l’ha nominato Cittadino onorario. Torna spesso in Abruzzo, nella sua casa di Pescara.
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Info: Associazione Culturale "La Maiella" |